sabato 20 agosto 2011

Tangent

In my last life
I used to talk with a rabbit.
Holding a giant watch and running about
he drawn me the time.

And we walked together
to the ageless fabulous peek.
He stops "Here's my home,
now fly, my friend, and find your own"

Then last night i saw him again
He said that time makes humans and god the same

A tangent that misses a circle loses all his chance for a memory
(run, and run, don't waste your bullet, no...)
You can learn it by two snails lovers while whistleing

Then today i feel like i'm born again
and I say to you "that's not a game, so please don't blame me"

A tangent that takes a look outside can be his own memory
(god looks like you today, answers lie in yourself)
So shout loud and shot your watch, your ears are short!

venerdì 12 agosto 2011

Interazioni fondamentali - 7


Parliamo del gusto, vi va? A me si.
Capita spesso che, in una tipica serata da ti-faccio-sentire-una-canzone-su-youtube, ci si trovi a discorrere dei propri gusti musicali. Oppure capita che si facciano apprezzamenti diversi sulla stessa automobile, o si facciano osservazioni sui modi di vestire di qualcuno. In ognuno di questi casi, se si affronta il discorso con sufficiente serietà, si arriva inevitabilmente alla conclusione: "Eh, che ci devi fare, son gusti!".
E inevitabilmente mi viene da incazzarmi.
Si perchè questo GUSTO chissà cos'è. E' largamente utilizzato per spiegare cosa la gente preferisce fare, è una parola oscura alla quale si cedono tutte le responsabilità, è impalpabile, è un'efficientissima fuga dalla critica fastidiosa. Prendendo l'esempio musicale, al quale sono affezionato. Solitamente mi sento molto infastidito quando mi dicono cose come: "teo, siamo diversi, a te piace il prog, ti piacciono i pink floyd, e a me piace l'hardcore... SON GUSTI!" No. Non si può dire una cosa del genere con reale coscienza. Ma un passo per volta.

Cos'è il gusto e da cosa è formato?

Il gusto altro non è che la somma algebrica di una serie di fattori. Eccoli qui:
1. Hardware: tutti noi siamo incatenati ai nostri sensi. Se il gusto deve richiamare il piacere, allora vi sono predisposizioni fisiche nei nostri organi ad accogliere più "piacevolmente" alcuni tipi di stimoli. Per questo motivo è più frequente che piaccia di più l'odore di rose rispetto all'odore di cacca, o è raro che a qualcuno piaccia lavarsi con la spugna di cartavetrata. E' questione di istinto.
2. Traumi: il nostro cervello associa ad ogni esperienza una o più sensazioni, che possono essere positive o negative per noi. Uno stimolo, come una canzone, richiama anche centinaia di traumi che intervengono ad associare a quella canzone una miriade di penseri diversi. La somma di questi pensieri, istintivi, contribuisce a farci capire se qualcosa ci piace o no. Se da piccolo ho avuto tanto amore da mia mamma, le canzoni incentrate sul tema dell'amore avranno una piccola spinta in più verso il piacermi rispetto alle altre. E' dura che mi piaccia una canzone in cui si sente la mia voce che piange. La sto facendo più semplice del reale, ma l'idea è questa.
3. Contesto: il mio gusto riguardo alla cucina, all'arte o a qualsiasi cosa, dipende anche da dove sono nato, dipende da chi ho frequentato. Difficilmente mi piacerà la cravatta, se abito in un villaggio del Congo; allo stesso modo, è raro trovare un impiegato in Cadorna in giro con un gonnellino di paglia. Inoltre, il contesto delle amicizie conta tanto. Soprattutto se in corrispondenza dell'apprezzare determinati stimoli siamo entrati far parte, in passato, di un gruppo di persone, e se abbiamo identificato il nostro riconoscimento nel branco grazie a ciò. Ma si, si mettono tutti il cappellino alzato sulla testa, me lo metto anch'io. All'inizio con riluttanza, poi inizia a piacermi!
4. Abitudine: l'essere abituati a un certo tipo di stimolo ci rende più adatti ad apprezzarlo. Sto parlando della grappa, della birra stessa, del caffè. Sono bevande che non piacciono mai subito, ma ci si deve abituare. Abituando la bocca a un sapore diverso (ad esempio dal più immediatamente apprezzabile cioccolato) se ne riescono a cogliere le diverse sfumature. E' così, chiaramente, per ogni forma di stimolo, come ad esempio la musica DubStep.
5. Esperienza: Soprattutto in campo artistico, consocere ed aver vissuto più generi di stimolo diversi, aiuta ad aprirsi a nuovi tipi di sensazioni. Citerò ora il caso musicale, poichè mi ci ritrovo particolarmente. La prima musica che si ascolta è tipicamente quella dei cartoni animati, o lo Zecchino d'oro. Il motivo è che la voce è molto pulita, le melodie sono sempre orecchiabili e non vi sono tecnicismi. Nessuno si chiede perchè il Death Metal non piaccia ai bambini di 6 anni? La risposta è che il bambino di 6 anni ha talmente poca esperienza che il suo concetto di musica è legato al primo punto, l'Hardware. Egli gode solamente di ciò che più immediatamente colpisce i suoi sensi. Il blues e il folk possono piacere molto già dalle elementari, perchè è la musica più banalmente efficace del mondo. Il jazz e la musica classica, invece, spesso vengono apprezzate appieno ben dopo l'adolescenza. Qui è questione di esperienza. Vi sono composizioni che si allontanano dalla banalità per approdare a uno stadio ben più potente di trasmissione emotiva. E' praticamente impossibile che a un musicista di professione piaccia una canzone dello zecchino d'oro, a meno che il suo gusto non sia legato a uno dei primi 4 punti. Il quinto punto, l'esperienza, non ricerca necessariamente la complessità o il virtuosismo, ma rifugge senza ombra di dubbio la banalità.
6. Placebo: stronzissima autoconvinzione.

Non c'è nulla di più, nulla. Non c'è qualcuno che vi ha dato un'etichetta da appiccicarvi sulla maglietta con scritte le cose che vi piacciono! E' per tutto questo che mi turba parlare di arte o di opinioni con chi ha fatto del quarto e quinto punto una fatica evitabile, così come mi scoccia sentire che ciò che mi piace in un campo in cui ho navigato tanto, è semplicemente questione di GUSTO, alla stessa stregua di altri.