mercoledì 28 aprile 2010

La Sezione Aurea

Il numero magico.
Non è 1,618033.

Noi esseri umani dobbiamo innanzitutto meravigliarci della bellezza racchiusa nel corpo di una donna.



Non è questione di sessualità, e a parer mio neppure di gusti. Mi stupisco della potenza dell'universo osservando i suoi lineamenti.
Dolci, tenui.
Lei è frutto di milioni di minuscoli miglioramenti, volti a renderla la casa più accogliente del pianeta.


Le sue linee non la rendono prestante, o veloce, o forte.. Il suo scopo è essere adorata, corteggiata. Le sue spalle e la sua vita sono strette perché entrino perfettamente in un abbraccio, la sua schiena inarcata, quanto basta per ricevere e crescere la vita.
Le gambe e i piedi le conferiscono dei movimenti silenziosi, la caratterizzano nella grazia più assoluta.


Ogni parte del suo fisico reca la forma del cerchio, dai talloni ai glutei, dai fianchi ai seni, dalla schiena alle spalle, dal collo alle guance, dalle labbra alla fronte. Ovunque troviamo una funzione asintotica tendente all'infinito.

Non c'è modo di descrivere a sé stessi la meraviglia, se non accorgersi che la perfezione non si trova nell'artificio, quasi mai.

lunedì 19 aprile 2010

Racconti epici

Eccomi qui a raccontare qualche episodio venuto fuori dalle numerose campagne di Dungeons and Dragons di cui io ero il master
Citati nei racconti:
Bel Diego - Nano fisicamente prestante, ha giocato poche volte, peccato :)
Dario - Giocatore serio e altruista, un ranger decisamente OVER POWER
Davide - Ha giocato una volta sola ed era un lucertoloide con la mania della sodomia omosessuale
Enry - Monaco alla Prince of Persia, Uber sotto molti aspetti
Fra - Gnomo, questo è ciò che conta. Deciso a rendere le sessioni divertenti, ci è sempre riuscito
Kezzo - anche lui ha partecipato una volta sola, ma il suo contributo è stato determinante
Mandel - Guerriero di Uretere
Teolo - Chierico buono, servitore di Pelor, giocatore strategico e serio
Tia - In continuo antagonismo con Fra, ha sempre impersonato personaggi forti e cattivi
Vale - Elfa ladra, in strani rapporti sentimentali con Enrico
PNG:
Batstorm - Necromante nobile e distaccato, un po' sfottuto, diventerà il cattivone
Nighwhisper - ladro bersaglio di insulti e sevizie da parte dei giocatori, rimarrà traumatizzato
Mobbuto Webber - Grosso, nero, stupido, brutto, rozzo, ma buono. Indimenticabile compagno

Finita l'infarinatura, inizio col raccontare un aneddoto divertente:
Si tratta della famosa festa estiva che unisce elfi e nani nella pianura del nord, ogni anno. Essa consiste in vari giochi in cui i nostri eroi si cimentarono. Enrico, da bravo monaco, decide di dare la merda a tutti quanti nei 100 metri di corsa (i monaci di qualità corrono a circa 70 km/h). Poi vuole cimentarsi nel lancio del nano, una disciplina in cui si prende un nano imbottito di cuscini per i lunghi baffi e lo si scaglia quanto più lontano si riesca. Come se non bastasse, insiste con lo strafare e partecipa con fra all'arena. Entrambi combattenti di un certo livello, si incontrano in finale. Fra, come ha fatto fino a questo momento, non esita un attimo nel prendere a pugni i coglioni del povero monaco, che passerà il resto della serata in infermeria. Fra, commosso lo va a trovare, e qui i due incontrano due ragazze niente male, una delle quali è gnoma (una barda potentissima)! Il piccolo fra si innamora perdutamente, ma si troverà ad avere tra le mani solo una ciocca di capelli della sua adorata compagna, e deciderà di cercarla per il mondo.
C'è da tenere presente che per mettere a dura prova la sua pazienza, ho introdotto un razzismo collettivo verso gli gnomi. In questo mondo sono considerati quasi come goblin. Il povero fra se ne sentiva dire dietro di tutti i colori ogni volta che entrava in città, fino a quando, stufo di ciò, si è tagliato la barba e ha iniziato a fingere di essere un bimbo (mooolto pericoloso!). C'è anche da dire, per apprezzare meglio il tutto, che il dio che fra adora è in aspra lotta contro il dio dei coboldi, motivo per cui fra ODIA tutti i coboldi.
A tal proposito ricordo di quando il party si intrufolò nel loro villaggio.
I coboldi sono esseri davvero stupidissimi, fregabili con un nonnulla. I nostri hanno intenzione di mettere i coboldi contro i goblin (e viceversa) per combinare un bel pienone (ce la faranno).
FRA: i goblin vogliono muovere guerra contro di voi!
MASSA DI COBOLDI: gnac.. gngmmnm non ci crediamo! mnmnnmm..
FRA: guardate, ho portato la testa del capo dei goblin! *mostra la testa*
MASSA DI COBOLDI: *farfugliano in modo non convinto e si incazzano*
TIA: andiamocene, non sono amichevoli
MASSA DI COBOLDI: chiamate i fratelli Drake!
A questo punto escono da una tenda tre individui decisamente pericolosi, un coboldo stregone, un ogre magi e orco pompatissimo. i nostri si preparano al peggio, consultano gli incantesimi, studiano un modo per uscirne. Dopo la diplomazia fallita e una palla di fuoco che li colpisce in pieno, decidono che è il caso di combattere. Lo stregone viene fatto fuori in men che non si dica. per gli altri due la faccenda è più complessa.
ENRY: ce la facciamo, dai!
DARIO: uso un round di attacco completo, con i miei talenti e la composizione del mio arco posso tirare 6 frecce, ognuna delle quali ha un +1 per il legno scuro. L'arco poi è sacro e aggiunge 2d6 per colpo contro i malvagi. *tira i dadi* (notare che aggiungeva qualcosa come 14 a colpire)
IO: lo colpisci con 5 colpi su 6.
DARIO: *tira silenziosamente i dadi per i danni*
IO: porca troia! l'hai ucciso in un colpo!
FRA: *ride*
IO: aspettate un attimo...
ok, non si dovrebbe fare... errore mio, ma a questo punto non posso farli vincere in questo modo. Per cui decido di pompare vergognosamente i due mostri e farli salire a livelli indicibili di difficoltà.
PARTY: *tutti si lamentano*
IO: scusate, ma l'arco di dario è assolutamente un bug
ENRY: li facciamo fuori lo stesso!
Nei minuti dopo abbiamo tutti avuto la prova di come abbia esagerato a pompare i mostri... I nostri eroi sono stati costretti a lasciare il campo di battaglia a gambe levate per non lasciarci le penne... e ci sono rimasti anche feriti...
EPIC FAIL PER IL MASTER T_T ...scusate...
L'Enry in effetti è sempre stato un giocatore molto ottimista, aveva piena fiducia nelle sue capacità. Effettivamente un monaco è sotto molti aspetti disumano. La sua velocità in corsa era talmente alta che avevamo ipotizzato un'autostrada per soli monaci. Aveva poi la capacità di fermare le frecce afferrandole grazie al suo superiore autocontrollo. Questa capacità gli fu utilissima quando, avendo bisogno di un'imbarcazione per lasciare un'isola, decise di rubarne una con la vale, la sua innegabile amata. il porto pullulava di guardie balestriere appollaiate sui tetti, che iniziarono a scoccare dardi contro la coppia. La vale continuava a remare. Enrico, dopo aver dato la mostruosa propulsione iniziale, salì sulla barca e iniziò ad afferrare frecce in tutta tranquillità, posandole poi in modo ordinato di fianco a sé.
E come dimenticare di quella volta in cui dario e fra sconfissero da soli più di 50 goblin.. Fu un massacro.
I due si erano posizionati su un ponte, insieme ad un treant (un albero vivo), che stava al centro. Loro lo affiancavano. I goblin potevano fare due cose: attaccare il treant (e subire la sua vendetta), oppure attaccare uno di loro due, e subire l'attacco di opportunità del treant. in pratica ne uscirono vincitori con qualche graffietto e con un genocidio di goblin sulla coscienza.
Quella fu una delle poche volte che mi trovai a fare i complimenti per l'ottimo gioco di squadra. I due eroi stavano viaggiando per raggiungere il bosco degli elfi.
Anche Enrico lo stava facendo, ma lui voleva prendere la via più breve, sotto le montagne. Davanti a lui aveva chilometri di percorso a ostacoli, in una via che non era più battuta nemmeno dagli gnomi che abitavano le viscere della terra. Dopo salti sulle pareti e arrampicate impossibili riesce a raggiungere un salone gigante, con delle strane incisioni sulla parete. Decide che tutto il party deve vederle. chiama a raccolta i suoi amici e Fra, che aveva conosciuto Mobbuto, porta con se il suo nuovo amico. Ci sono lunghi pezzi al buio, e Mobbuto ha paura del buio, oltre a essere l'unico che non riesce a vedere senza luce.
IO: Fra, vedi un precipizio davanti a te
DARIO: quanto è lungo il buco?
IO: circa 4 metri
ENRY: ok, salto dall'altra parte *tira*
IO: ce la fai
TEO: evoco l'aquila e mi faccio portare
FRA: salgo con te, tanto è gigante
*tia, vale e dario riescono a saltare*
DARIO: quanto manca alla sala?
IO: aspetta. avete dimenticato Mobbuto
FRA: Mobbuto! dai, vieni!
MOBBUTO: qui buio! io non vede nulla! Padrone perché tu andato via?
FRA: sono qui, devi solo saltare!
Faccio notare che Mobbuto non ha tutti i torti, non vede un cazzo, ha paura, ed è caricato con un'armatura completa, oltre che con tutte le puttanate che gli altri non avevano voglia di portarsi dietro
TIA: è buio, non gli possiamo dare la torcia?
FRA: ma va! non la sprechiamo! E' fortissimo, gli basta un salto! Mobbuto! Fidati del padrone! salta! Segui la mia voce!
*Mobbuto tira per saltare*
*attimo di silenzio*
*passi sgraziati*
*Caduta devastante di Mobbuto in fondo al precipizio*
Mobbuto: AHIA!
I salti mortali per tirarlo fuori... -_- cazzo di Fra

Qui trovate le cronache dell'attuale campagna, scritte da Sara e Enrico
WinWin Cronicles
---> to be continued...

venerdì 9 aprile 2010

Chaos in Progress...

Entrò in casa e posò la pistola ancora calda sul tavolo, mentre il suo respiro riempiva la stanza, e il calore della stufa a gas lo avvolgeva come una coperta. Lo scricchiolio dei suoi passi era ora l'unico rumore che sentiva, eccezione fatta per la grondaia che oscillava al ritmo del vento di dicembre. Si tolse i guanti e si guardò le mani, pallide come se fosse sottoterra da giorni.
Quella sera aveva capito tutto.
Si sedette contro lo spoglio muro del suo monolocale e si tolse il berretto di lana. Il suo viso, solcato da lacrime di ghiaccio, si contraeva a intermittenza, a seconda delle immagini che gli sfrecciavano nella testa. Ma certo, ora aveva il quadro della situazione. Fin da piccolo gli erano state rifilate storie malate, che non erano riuscite a farlo sentire a posto, e a spiegargli perché le altre persone lo guardavano storto, come un mostro. - Sei candido come un angelo amore mio! - la voce di sua mamma gli risuonava nel cervello, e mentre cercava di scacciare il pensiero si tolse gli scarponi gocciolanti. Candido, certo. Non era mai piaciuto a nessuno quel candore. - Un angelo non può essere triste come me - pensava da piccolo, - altrimenti nessuno al mondo potrebbe non esserlo -.
Erano 20 anni che faceva parte di quell'incubo schifoso, e solo quella notte capì.
Nulla era reale. Il mondo era stato architettato da qualcuno e lui era il fottuto esperimento di quel qualcuno. Questo spiegava tutto: nessuno era gentile con lui, era un esperimento per testare le sue capacità di socializzazione; era sempre trattato in modo speciale, per forza, era il protagonista! Non aveva né amici né una compagna perché se avesse avuto persone accanto si sarebbe accorto di tutti gli sbagli che il creatore aveva commesso...
Ora la sua faccia era plasmata da un sorriso isterico, e i suoi occhi rosso sangue fissavano divertiti le medicine sul tavolo. Erano servite per tenerlo buono e limitare le sue potenzialità intellettive; non doveva scoprire quello che per caso aveva scoperto. La sua malattia mentale era un altro deterrente per mettere una toppa alle sue domande circa il colore della sua pelle o dei suoi capelli. - I veri uomini devono essere come me – concluse, - ciò che sono io è la normalità. Tutti questi manichini colorati sono strani. Sono loro i mostri! Nel mondo reale l'umanità abita sicuramente sotto terra.. O in un qualche posto al buio, nessuno può stare alla luce del sole, esattamente come me! -
Era incredibile come tutto tornasse.
- Sono prigioniero, cazzo, sono prigioniero di una dannata illusione. Come mi sveglio? -
Ora che aveva ucciso suo padre, nessuno di familiare abitava quella falsa realtà. Doveva trovare il modo per uscirne. Si guardò intorno. Stufa, cesso, divano, TV, finestra, frigo, forno, sedia, tavolo... Pistola.
Aveva trovato il sistema per liberarsi.
Si alzò, si tolse il cappotto e lo lasciò cadere a terra; individuò il sensore antincendio sul soffitto, da cui veniva spiato giorno e notte, lo svitò e lo mise sotto la giacca; si diresse verso l'angolo cottura e, fermatosi davanti al tavolo, prese la Colt e se la puntò sotto il mento.
Rideva.
L'ultimo suono che uscì dalle sue labbra fu pronunciato un secondo prima che premesse il grilletto:
- Vi ho fregati -.